Inspirited by this wind of promise, my daydreams become more fervent and vivid. I try in vain to be persuaded that the pole is the seat of frost and desolation; it even presents itself to my imagination as the region of beauty and delight.
(Frankenstein)

venerdì 1 marzo 2013

Nothing left here

Sono stanca. Le mie gambe sono coni di gesso riempiti di sabbia bagnata che mi trascino dietro fingendo di andare in qualche luogo. Dimentico gli occhiali in giro per la casa passando poi le successive due ore a cercarli con i nervi a fior di pelle. Per quanto riguarda la scuola, ho definitivamente accantonato l'idea di un possibile ritorno al liceo classico, la mia classe è un nido di graziosi uccellini dove stonerei come un grosso e torvo cuculo, incapace di condividere il proprio spazio vitale con chiunque altro che sia meno pieno di problemi di me. Ho perciò deciso di chiamare in causa la mia poca fortuna e il mio quasi inesistente spirito di adattamento passando al liceo artistico dove, da ormai una settimana, ho iniziato dei corsi integrativi di scultura, pittura e disegno. Già da quelle poche ore passate svolgendo queste materie, posso affermare con una certa sicurezza che mi sto imbarcando per un' impresa non facile, contando che per di più dispongo solo di una zattera ormai marcia. Per una persona che come me fra gli altri si sente si sente protetta soltando assumendo posture "difensive" (vale dire tendo ad ingobbirmi e a non fare movimenti troppo aperti), stare in piedi a disegnare sotto le occhiate di perfetti sconosciuti è alquanto destabilizzante. Se ancora non si fosse intuito, ho il terrore di ciò che gli altri, al sicuro nelle loro impenetrabili menti, potrebbero pensare di me, anche dopo avermi dato una sola occhiata. Sono circondata da giudici inamovibili capaci di scrutare nei labirintici recessi dei miei pensieri con una vista a raggi X e di analizzare tutti i miei errori e le mie mancanze come fossero tocchi di carne sanguinolenta sul banco di un macellaio. La quotidianità è composta da persone prive di pietà e riguardi, per cui, per non soccombere, non ho altra scelta che corazzarmi e mostrare zanne più affilate delle loro. Uno scontro, seppur muto, è onnipresente soprattutto all'interno di me stessa e dopo che le lame mi sono state sottratte, l'unica cosa capace di rendere meno arido questo campo di battaglia-il mio corpo-sono le mie lacrime.
Domenica sono stata a Roma da mio padre e, come ogni volta che mi reco in quella città, il mio umore è precipitato dal condominio di cemento grigio dove abitano i miei nonni fino a schiantarsi sulla strada sottostante. E lì è rimasto, incapace di risollevarsi. 
Nonostante io sia tuttora in un ermetico bozzolo di solitudine e tristezza, l'alimentazione non ne ha risentito (probabilmente perchè ho aumentato le dosi di frutta e verdura concesse giornalmente). Voglio con tutta me stessa liberarmi da quella bestia chiamata bulimia su cui ho già speso abbastanza parole, ma non posso combatterla opponendomi a lei con esigue porzioni di cibo, capirlo mi strazia e mi umilia, ma tentare il contrario significherebbe gettarmi nuovamente in catene e fare il suo gioco. Sto quindi elaborando un piano alimentare sulla base della dieta macrobiotica (apportando comunque alcune modifiche, come ad esempio ridurre la quantità di carboidrati e togliere i soffritti dalle ricette che li prevedono). Soltando in un secondo momento potrò nuovamente permettermi di saltare pasti.